Anche il Fmi boccia l'Ue - di Riccardo Chiari

E’ parte integrante della troika, insieme a Commissione europea e Banca centrale europea. Eppure il Fondo monetario internazionale, ogni tanto, si smarca. Perché a Wasghington, dove ha la sua sede, è solare la differenza fra i buoni risultati della cosiddetta “Obanomics” negli Usa, e gli esiti disastrosi delle politiche di austerity nell’Unione europea. Ora l’ufficio studi del Fmi torna all’attacco con il rapporto dal titolo “Riformare la gestione di bilancio nell’Unione europea”. Sotto accusa c’è la stesura di regole comuni della politica fiscale, e l’obbligo di rispettarle. Guarda caso, il cuore del dissidio fra Bruxelles (e Berlino) e Atene. A fronte della pletora di provvedimenti adottati dalla Ue (trattati, patto di crescita e stabilità del 1997, riforme del 2005, Six Pack del 2011, Fiscal Compact del 2012, Two Pack del 2013 ecc), che alla fin fine vengono disattesi un po’ da tutti, il Fmi propone due sole regole: il rapporto debito/pil, e un tasso predeterminato di crescita della spesa pubblica, abbastanza flessibile da poter essere usato anche per contrastare una recessione. Con queste due sole regole, cadrebbe come un castello di carte la teoria dell’austerity che predica il taglio della spesa pubblica e l’aumento delle tasse per rientrare dal debito. Teoria contestata alla radice dal ministro economico greco Yanis Varoufakis, pronto a osservare che in questo modo si aggrava la crisi invece che uscirne. Mentre il solo modo di venirne fuori è puntare sulla crescita economica, e per fare questo lo stato non può tagliare la spesa perché deprime il pil, né aumentare le tasse. Ma attenzione: nel breve la gestione politica del Fmi non cambierà. Così Atene dovrà aspettare fino a quando non ci sarà finalmente un clima politico in Europa che renderà possibile l’unica soluzione della crisi: un sostanziale stralcio del debito che la Grecia ha nei confronti delle istituzioni pubbliche (Bce, lo stesso Fmi, altri governi), così come è stato fatto per il debito privato. Senza crocifiggere ulteriormente il popolo greco.


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