Trivelle, cemento, inceneritori - di Riccardo Chiari

Nonostante i morti, gli allagamenti e i danni miliardari, nello Sblocca Italia si tenta di aggirare le norme di salvaguardia del territorio adottate da alcune (pochissime) amministrazioni regionali. Il risultato rischia di essere devastante. Anche perché, come ricorda il presidente della Rete dei comitati per la difesa del territorio, il geologo Mauro Chessa, “i Comuni tendono invariabilmente a pensare a breve termine, e fanno costruire case e strade anche dove non si può, perché l'importante è incassare gli oneri di urbanizzazione”.
In parallelo lo Sblocca Italia dà nei fatti il via libera allo smaltimento - negli impianti di incenerimento - dei rifiuti provenienti da altre province e addirittura da altre regioni. Una libera circolazione della monnezza che negli ultimi 25 anni era stata sempre vietata, per motivi che vanno dal proliferare delle infiltrazioni criminali nei trasporti della spazzatura, ai controlli sulla “natura” dei rifiuti, che già su scala regionale sono spesso risultati difficili da eseguire. Invece ora, solo per fare un esempio, lo Sblocca Italia può mettere in concorrenza gli otto inceneritori emiliani con i sei, sette toscani. Una concorrenza devastante, va da sé, per le buone pratiche del riciclaggio e del riuso, oltre che dell'ambiente. Quanto alla cosiddette “Grandi Opere”, nell’elenco statale sono diventate ben 504.
Contro le trivellazioni selvagge in cerca di petrolio, sia in mare che sulla terraferma, c'è infine la sollevazione istituzionale delle Regioni interessate, in pratica tutte quelle del centro-sud i cui confini si affacciano sull'Adriatico, sullo Ionio e nel canale di Sicilia. Da parte sua il movimento “No Triv” ha dato vita a una petizione on line, che si affianca alle annunciate impugnazioni alla Consulta o ai tribunali amministrativi da parte degli enti locali e delle principali associazioni ambientaliste, da Legambiente al Wwf, passando per Italia Nostra e Greenpeace. “Con lo Sblocca Italia – denunciano le 160 realtà che hanno avviato la campagna di contestazione al decreto - il governo Renzi vuole portare la Val di Susa in ogni angolo del paese”.


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