Democrazia, il caso del terziario - di Gianluca Lacoppola

La nuova fase sindacale (per parlare di nuova stagione è troppo presto) aperta con l’accordo sulla rappresentanza e con la manifestazione unitaria del giugno scorso ha portato i suoi benefici effetti anche nel settore del commercio.
Qui in passato è stato firmato uno dei peggiori accordi separati che ha escluso la Cgil e impedito ai lavoratori di partecipare e decidere del proprio lavoro e del proprio futuro. Anche se gli strascichi di quelle scelte non sono ancora superati, Cgil, Cisl e Uil sono tornate a presentare una piattaforma unitaria alle controparti (loro invece profondamente divise) e per darsi regole sulla consultazione e sull’approvazione finale dell’accordo.
La consultazione dei lavoratori sulla piattaforma (varata dai sindacati il 18 giugno scorso) avverrà entro settembre con la convocazione delle assemblee aziendali (o territoriali per i piccoli esercizi). I lavoratori discuteranno il testo e lo voteranno. Sarà inoltre possibile proporre emendamenti che, se approvati, verranno portati all’Assemblea nazionale. Si tratta di un passaggio importante che potrebbe permettere ai lavoratori di esercitare una democrazia partecipata in cui non si chiede solo un voto favorevole o contrario, ma l’impegno a definire la linea sindacale. Perché ciò avvenga occorre però che le assemblee siano vivaci e che chi partecipa sia informato.
L’Assemblea nazionale prenderà atto del voto sulla piattaforma, discuterà e voterà gli emendamenti e provvederà alla stesura definitiva del testo. La composizione dell’Assemblea evidenzia quanto ancora una piena unità sindacale sia lontana. I delegati saranno infatti 150 per ogni sindacato, non rispettando il reale peso di ognuno e il loro consenso tra i lavoratori.
La piattaforma sarà portata alle trattative, finite le quali i sindacati si impegnano a tornare dai lavoratori perché votino l’accordo proposto.
Il regolamento, pur con dei limiti, è un passo avanti. Si stabilisce che le assemblee dei lavoratori debbano partecipare alla stesura della piattaforma e che i lavoratori debbano avere l’ultima parola sull’accordo. Ora bisogna vedere se reggerà alla prova dei fatti. Il regolamento è infatti un accordo che può essere violato senza alcuna conseguenza e se il fronte sindacale dovesse spaccarsi rischia di essere affossato.
E’ questo il limite di tutti gli accordi: corrono il perenne rischio di essere disattesi. Per questo una piena democrazia nei posti di lavoro potrà essere raggiunta solo quando verrà varata una legge sulla rappresentanza. 


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