Napoli, ricostruire Città della Scienza lì dove è nata - di Maria Vitolo

Nel 1987 da un’idea di Vittorio Silvestrini nacque la prima edizione di “Futuro Remoto”, che si svolse alla Mostra d’Oltremare.
Dal 1989 al 1992, a seguito del grande successo riscosso dall’iniziativa, che si svolse all’Osservatorio astronomico di Capodimonte, fu costituita e riconosciuta la “Fondazione Idis”.
La grande crisi industriale che si stava consumando in quegli anni negli stabilimenti dell’Italsider di Bagnoli portò Silvestrini ed un gruppo di giovani compagni ad immaginare fin dall’inizio la realizzazione di un vero e proprio science centre nell’area di Bagnoli, favorendo la riconversione della zona in un polo high-tech che arginasse al tempo stesso l’emorragia di posti di lavoro nello storico quartiere operaio.
Negli anni 1992-93 viene elaborato il progetto di Città della Scienza e viene inaugurato il primo insediamento a Bagnoli. Nel 1994 la Regione Campania e il Murst (oggi Miur) approvarono il progetto di implementazione con il quale fu acquisita la fabbrica Ficpc della Campania gruppo Federconsorzi e finanziato il I lotto del progetto.
Nel 1996, grazie ad un Accordo di Programma sottoscritto fra Ministero del Bilancio, Regione Campania, Provincia di Napoli e Comune di Napoli e la Fondazione Idis, viene realizzata Città della Scienza e nello stesso anno fu possibile aprire al pubblico il primo, embrionale, nucleo del complesso museale.  Nel 2001 fu inaugurato il Science Centre nella sua configurazione finale.
Dal 1987 ad oggi le lavoratrici ed lavoratori tutti di Fondazione Idis-Città della Scienza hanno lavorato per costruire un’economia basata sulla conoscenza, capace di creare lavoro vero e di qualità per una maggiore coesione sociale, contribuendo in modo determinante con passione, dedizione e professionalità alla crescita del progetto Città della Scienza, spesso in condizioni di gravi difficoltà ed a costo di gravosi sacrifici personali, vivendo da sempre il proprio luogo di lavoro come casa propria.
Un incendio, lunedì 4 marzo intorno alle 21.30, ha distrutto il Science Centre di Città della Scienza; le emozioni di chi ha vissuto, partecipato, lavorato per la realizzazione di ”Città della Scienza”, sono inenarrabili.
Lo sgomento, il dolore, le lacrime sui volti delle lavoratrici e dei lavoratori tutti, operai, impiegati, dirigenti, management, le lacrime del professore Silvestrini sono le immagini che più di ogni altra cosa fanno, ancora oggi,  mancare il respiro.
Manca il respiro nel vedere le immagini video del prima e del dopo incendio.
Sono attimi che fanno andare indietro nel tempo, si ripercorrono in pochi attimi, anni della nostra storia, la storia del nostro bene comune... in una parola: il nostro lavoro. Il lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori che nel corso di questi anni hanno contribuito in modo determinante con passione e professionalità alla crescita di Città della Scienza.
La vicinanza, la solidarietà, i messaggi che ci giungono, per la tragedia che ha colpito Città della Scienza, sono incredibili ed il crescente sostegno che il Paese sta manifestando - bambini, adulti, scolaresche, docenti, istituzioni pubbliche e private, rappresentanze di lavoratori - ci riempie di orgoglio, ci fa rendere conto quanto abbiamo “costruito”, quanto abbiamo “divulgato”.
Sono noti i sacrifici che queste lavoratrici e questi lavoratori hanno fatto, la loro rabbia nei confronti di quelle istituzioni cieche e sorde ai bisogni di un territorio che pure dovrebbero valorizzare sostenendo progetti innovativi e riconosciuti come innegabilmente è Città della Scienza, e che al contrario con errori, inadempienze, mancato rispetto degli accordi presi, da sempre hanno messo a rischio il futuro della struttura vanificando l’impegno di tante e tanti che credono e vivono di questo lavoro.
Pur nello sconcerto e il dolore per le conseguenze del rogo, la preoccupazione per i posti di lavoro e le condizioni di estrema difficoltà che esistevano ancor prima dell’incendio, le lavoratrici ed i lavoratori tutti dicono di “resistere, resistere, r… esistere” e chiedono una sola cosa: “ricostruiamo il futuro”.
Il dibattito sulla possibile delocalizzazione di Città della Scienza diventa sempre più surreale e, in prospettiva, può ripercorrere strade già battute in passato: un dibattito infinito che ha come solo effetto quello di ritardare la ricostruzione.
Occorre innanzitutto impegnarsi tutti insieme, con spirito di unità e coesione, per accelerare l’erogazione dei finanziamenti e ricostruire in tempi rapidi Città della Scienza, partendo da una bonifica dell’intera area. Un sito di eccellenza in un contesto ambientale risanato, per non farla apparire come una cattedrale nel deserto.
In questo quadro per noi lavoratrici e lavoratori non vi è alcun dubbio che Città della Scienza debba essere ricostruita nello stesso luogo dove è nata.
Non sottovalutiamo che la tempistica della ricostruzione incide direttamente ed immediatamente sui nostri salari. E’ del tutto evidente che prima finisce la fase di emergenza, prima si dà la possibilità a tutti di tornare a svolgere il lavoro per cui sono stati chiamati.


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