Forum sociale mondiale, primavera tunisina - di Riccardo Chiari

Dieci anni dopo il primo Forum sociale mondiale di Porto Alegre, reti, movimenti, associazioni e forze sindacali sono pronti al nuovo appuntamento di fine marzo a Tunisi. Con la consapevolezza che quel mondo diverso possibile tratteggiato nei primi Forum oggi è diventato necessario. La fotografia dei primi mesi del 2013 è quella di un pianeta in sofferenza sempre più profonda sul piano ambientale a causa del massiccio sfruttamento della sue risorse naturali. E con una crisi, ormai di lunga durata, arrivata a investire le macroaree più ricche, tanto da apparire non soltanto di stampo finanziario ed economico ma complessivamente di civiltà. Perché le ingiustizie e le disuguaglianze, fino a pochi anni fa concentrate nei paesi eufemisticamente definiti “in via di sviluppo”, sono diventate cifra comune anche nel continente europeo e nella stessa realtà nordamericana.  
I profondi cambiamenti in corso si riflettono anche in tutta l’area mediterranea, dove alla crisi da austerity imposta dal monetarismo dell’Ue ai paesi del sud europeo si accompagnano i tentativi delle nazioni nordafricane di conquistare democrazia e giustizia sociale. Fra le realtà della primavera araba proprio la Tunisia si sta distinguendo per una via pacifica del cambiamento, tanto da portare in piazza centinaia di migliaia di persone dopo l’assassinio dell’attivista di sinistra Chokri Belaid. In questo contesto, le reti e le associazioni tunisine e di tutto il Maghreb-Mashrek hanno chiesto e ottenuto l’organizzazione del Forum sociale mondiale, anche per difendere l’agibilità democratica dell’intera regione.
Il Forum si svolgerà dal 26 al 30 marzo nel campus dell’Università Al Manar di Tunisi, in un’area attrezzata di 5mila metri quadrati con aule, impianti mobili, servizi di ristorazione e le altre strutture necessarie per ospitare i delegati in arrivo da tutto il mondo. Ad oggi si sono iscritte più di mille fra reti, movimenti e associazioni. In programma circa 700 seminari, che vedranno anche la partecipazione a distanza (con videoconferenze e altre forme di collegamento in rete) di migliaia di persone.
Fra i temi generali di discussione naturalmente la primavera araba e le esperienze portate avanti dai nuovi movimenti di protesta; le condizioni di vita di migranti, donne e giovani generazioni nell’area mediterranea; la Palestina, a cui viene dedicata non solo simbolicamente una intera giornata del Forum; la legalità contro il crimine organizzato e la difesa dei i beni comuni, a partire dall’acqua. Sul fronte del lavoro e dei suoi diritti sempre più negati, il sindacato tunisino Ugtt coordinerà tutta una serie di incontri e workshop che vedranno protagonista anche la Cgil, pronta a presentare seminari tematici sui temi della libertà di associazione, del diritto di contrattazione e di politiche migratorie più aperte, con l’obiettivo di mettere a fuoco una piattaforma comune di rivendicazioni da portare all’attenzione delle istituzioni nazionali e sovranazionali, come contributo ineludibile alla costruzione di nuove relazioni nell’intero bacino mediterraneo.


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